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Abstract
Parlare di Ernst Bloch, l’autore de Il principio speranza, è forse desueto, sicuramente inattuale nel senso di Nietzsche. È cioè un lavorare “contro il tempo, e in tal modo sul tempo, e, speriamolo, a favore di un tempo venturo”. Ciò che spinge oggi, nella concomitanza di mutamenti strutturali pervasivi del mercato mondiale e di perduranti inerzie antropologiche di soggettività e valori per cui si è di fronte ad un legame sociale ridotto a simulacro di una “relazione sociale senza società” che confina i soggetti nel ruolo di comparse, è l’imperativo categorico del giovane Marx sul “rovesciare tutte le situazioni in cui l’uomo è un essere avvilito, asservito, abbandonato, spregevole” fatto proprio da Bloch.